In Italia, è stata più volte sottolineata dai Medici l'importanza di abbattere il consumo di sale nella dieta soprattutto per le persone ipertese. Questo beneficio, scientificamente accertato, è stato anche quantificato in una potenziale riduzione della pressione arteriosa sistemica di almeno 5 mmHg.
Gli adulti in Inghilterra ad esempio sarebbero riusciti ad eliminare circa 1 grammo dal loro consumo medio quotidiano negli ultimi 10 anni. Tuttavia, il risultato sicuramente incoraggiante non può essere ancora considerato il traguardo. Infatti, si stima che gli attuali 8 grammi ancora introdotti con l'alimentazione giornaliera sono ben al di sopra di quota 6 di sicurezza per la salute, è quanto riportato da uno studio della Sanità pubblica inglese su 689 persone.
Circa il 75% del sale assunto è un ingrediente già incluso nel cibo che acquistiamo e da una parte sarebbe immodificabile se ci limitassimo a consumare il larga misura i prodotti finiti dell'industria alimentare.
Proviamo a fare un piccolo passo indietro prima trarre le conclusioni e scopriamo che il sale ha origini antichissime nella tradizione italiana e mediterranea. All'origine, più di 10 mila anni or sono fu impiegato per la conservazione dei cibi diventando un elemento irrinunciabile per preservare la qualità di carne e pesce. Allo stesso tempo però, i nuovi sapori del cibo arricchito di sapidità, furono ben presto molto apprezzati al palato tanto che il cloruro di sodio è stato introdotto sistematicamente in cucina ed a tavola.
Tornando ai giorni nostri, il consumo di sale è in lenta discesa ma mangiamo circa un terzo in più del necessario. Di fatto, il sale si nasconde nel cibo già pronto ed è difficile contrastare il fenomeno a livello individuale. Nelle proposte culinarie di bar, ristoranti e menù da asporto il sale sarebbe ancora in abbondanza. Pertanto, a questo livello è urgente una regolamentazione riguardo il contenuto di sale nei cibi serviti. Ad es. su un panino confezionato si dovrebbe poter leggere che contiene:
200 kcal (10%), zucchero 5 g (6%), grassi 6 g (9%), sale 2 g (30%) dove le percentuali rispecchiano il fabbisogno quotidiano secondo le linee guida.
In conclusione, quali accorgimenti possiamo concretamente usare per ridurre un importante fattore di rischio cardiovascolare modificabile come l'ipertensione arteriosa sistemica:
- confrontiamo le tabelle nutrizionali almeno per i prodotti che siamo soliti comprare regolarmente, preferendo la pizza, il salse o i cereali per la colazione a più basso contenuto di sale. Ad esempio, iniziamo a controllare e sostituire anche 1 solo di questi cibi a settimana.
- pesce o carne trattati con sale (salumi insaccati) o affumicati tendono a contenere molto sale
- per snack di metà mattina o pomeriggio preferiamo 1 frutto piuttosto che crackers o patatine ma anche tra questi ultimi il contenuto di sale varia da un prodotto all'altro.
- ricordiamo che mostarda, ketchup, maionese etc possono avere un alto contenuto di sale
Gli adulti in Inghilterra ad esempio sarebbero riusciti ad eliminare circa 1 grammo dal loro consumo medio quotidiano negli ultimi 10 anni. Tuttavia, il risultato sicuramente incoraggiante non può essere ancora considerato il traguardo. Infatti, si stima che gli attuali 8 grammi ancora introdotti con l'alimentazione giornaliera sono ben al di sopra di quota 6 di sicurezza per la salute, è quanto riportato da uno studio della Sanità pubblica inglese su 689 persone.
Circa il 75% del sale assunto è un ingrediente già incluso nel cibo che acquistiamo e da una parte sarebbe immodificabile se ci limitassimo a consumare il larga misura i prodotti finiti dell'industria alimentare.
Proviamo a fare un piccolo passo indietro prima trarre le conclusioni e scopriamo che il sale ha origini antichissime nella tradizione italiana e mediterranea. All'origine, più di 10 mila anni or sono fu impiegato per la conservazione dei cibi diventando un elemento irrinunciabile per preservare la qualità di carne e pesce. Allo stesso tempo però, i nuovi sapori del cibo arricchito di sapidità, furono ben presto molto apprezzati al palato tanto che il cloruro di sodio è stato introdotto sistematicamente in cucina ed a tavola.
Tornando ai giorni nostri, il consumo di sale è in lenta discesa ma mangiamo circa un terzo in più del necessario. Di fatto, il sale si nasconde nel cibo già pronto ed è difficile contrastare il fenomeno a livello individuale. Nelle proposte culinarie di bar, ristoranti e menù da asporto il sale sarebbe ancora in abbondanza. Pertanto, a questo livello è urgente una regolamentazione riguardo il contenuto di sale nei cibi serviti. Ad es. su un panino confezionato si dovrebbe poter leggere che contiene:
200 kcal (10%), zucchero 5 g (6%), grassi 6 g (9%), sale 2 g (30%) dove le percentuali rispecchiano il fabbisogno quotidiano secondo le linee guida.
In conclusione, quali accorgimenti possiamo concretamente usare per ridurre un importante fattore di rischio cardiovascolare modificabile come l'ipertensione arteriosa sistemica:
- confrontiamo le tabelle nutrizionali almeno per i prodotti che siamo soliti comprare regolarmente, preferendo la pizza, il salse o i cereali per la colazione a più basso contenuto di sale. Ad esempio, iniziamo a controllare e sostituire anche 1 solo di questi cibi a settimana.
- pesce o carne trattati con sale (salumi insaccati) o affumicati tendono a contenere molto sale
- per snack di metà mattina o pomeriggio preferiamo 1 frutto piuttosto che crackers o patatine ma anche tra questi ultimi il contenuto di sale varia da un prodotto all'altro.
- ricordiamo che mostarda, ketchup, maionese etc possono avere un alto contenuto di sale